martedì 3 aprile 2012

libri, librerie, foto ad altezza naturale


Ieri sono stato in una libreria della provincia di Venezia, per chiedere con che modalità organizzano le presentazioni dei libri.
Perché ne scrivo? Perché secondo me è non tutti sanno come funziona, e magari gli interessa; perché a me piace leggere i retroscena, e oltre a piacermi, potrebbe anche essere utile in futuro.
Eccone il resoconto.
Entro nella libreria di tre piani. Al piano terra ci sono i libri novità a larga diffusione e materiale scolastico; mi avvicino alla cassa e la cassiera, alla mia domanda “posso parlare con qualcuno che si occupa delle presentazioni dei libri?”, mi risponde di andare al primo piano e chiedere alla sua collega Ics.
Scale mobili, primo piano, dove si tengono le letture e dove ci sono libri a larga diffusione suddivisi per editore.
La giovane ragazza, Ics, addetta all’organizzazione degli eventi, mi accoglie con grande cortesia. Mi presento, raccontandole del mio ultimo libro, di come abbia deciso di essere io stesso a presentarlo, di come non sia propriamente un esordiente, benché sì, sconosciuto lo sono, nonostante questo sia il quinto libro, e in progress, su cui compaio: in tre ho compartecipato a una raccolta di racconti, il precedente l’ho scritto con l’amico Marco, questo porta solo la mia firma. Ma certo, il mio non è un nome che solletica ammirazione, che può ambire a premi o a critiche sulle rubriche che contano, non ho amici nell’ambiente, al massimo qualche conoscenza alla quale mai chiederei di favorirmi.
Questo la rende un po’ nervosa: si contorce un po’ le mani, oscilla sui due piedi, sorride un po’ più del necessario; prende il respiro e mi elenca le condizioni che la libreria impone agli autori che non decide lei di proporre, a cui dedica le foto cartonate ad altezza naturale che a volte compaiono accanto alle pile di libri giù al primo piano ( tipo Parodi, Corona, Volo, Faletti, Gramellini, forse Brosio, forse Ammaniti, a Dio piacendo Eco, ecc.).
Le condizioni:
“facciamo le presentazioni qui al primo piano, si spostano un po’ le isole semovibili al centro, lì c’è il tavolo dove si mette l’autore e il presentatore; noi non facciamo pagare l’affitto per la sala, ma ci sono delle condizioni che ora le elenco ( forse è in imbarazzo anche per la differenza d’età, e dare dell’esordiente a un quarantenne è come dirgli che il suo ego ha ambizioni fuori tempo massimo): innanzitutto il periodo- e mi elenca i periodi dedicati agli autori off-; il nervosismo aumenta, come le schiarite di voce: ora deve dire il resto delle condizioni. Dunque: l’autore non paga l’affitto della stanza, ma la libreria si tiene il 30%- il trentapercentodettotuttoattaccatoconuntonodivocepiùbasso- dell’incasso sui libri venduti alla presentazione; che l’autore dovrebbe assicurare almeno una ventina di invitati- i parenti e gli amici probabilmente, vista la scarsità delle vendite del suo libro da esordiente-;  non so se lei ha mai visto la nostra libreria al completo, ma al terzo piano ci sarebbe il bar: e, insomma, l’autore, alla fine della presentazione, dovrebbe, sì insomma, è uso fare una bicchierata, dovrebbe pagare, lui stesso, il buffet”.
Siamo entrambi in imbarazzo. Le chiedo a quanto ammonta il prezzo del buffet, tanto per dire. Mi risponde che dovrei andare a chiedere alla sua collega che gestisce il terzo piano dove c’è il bar, ma che a occhio e croce dovrebbe essere sui cinque euro a persona.
Fa caldo, davvero molto caldo. Le mani sudano, le voci sudano, il morale suda.
Diciamo che la sensazione che mi pervade è quella del bisogno di uscire, e che sarebbe meglio, e avventuroso come un libro di avventura, se ci fosse una botola che conduce direttamente fuori, all’aria aperta, dove il venticello d’aprile soffia leggero, con ancora una parte di eredità invernale.
La saluto, mani sudate si stringono.
Al piano terra, in prossimità del bancone dietro a cui c’è la collega, rallento, la guardo mentre batte uno scontrino a una che compra testi scolastici, guadagno l’uscita, finalmente respiro.
Penso che tutto sommato questa era una libreria indipendente, e che anche loro devono campare, ci mancherebbe. Penso che saranno assillati da proposte di autori che si pagano i propri libri, che una libreria magari deve pagare gli straordinari e quindi non ci sta dentro.
Penso che:
prezzo di copertina 14 - 4,2 ( 30%) - 5 ( a testa, per ospite obbligatorio, al bar)= 4,8 a testo che  rimangono all’editore, sempre che venda una copia per ospite ( …), sempre che valga la pena fare presentazioni in librerie di provincia.

Penso ad alcuni librari, belle persone con cui è bello ciaccolare di libri.
E capisco perché chiudono.
E mi chiedo come verrei in una foto di cartone ad altezza naturale.

Cristiano Prakash Dorigo 

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