venerdì 27 aprile 2012

Camon e la demagogia a nord est


Spettabile Ferdinando Camon,
ho letto il suo editoriale sulla Nuova Venezia e confesso di essere rimasto impietrito.
Raramente ho letto un’invettiva tanto sconsiderata e pericolosa, da una persona che considero attenta e moderata: lei arriva a dire, anzi esordisce così, che l’assassino non è chi ha sparato, ma i ladri; tradendo tra l’altro, oltre al senso, anche logica e significato. Continua l’articolo dicendo che il commerciante ha il diritto di difendere i propri beni, e che se sorprende i ladri mentre scappano, e non li ferma, rischia di perdere tutto e di non venire mai più risarcito. 
Lei è troppo preparato per non capire e non sapere che le sue parole sono pura demagogia- chi non sarebbe d’accordo con l’affermazione che ognuno ha il diritto di difendere i propri beni?-, e rasentano l’istigazione alla giustizia sommaria, perché l’articolo affronta l’uccisione di un ladro da parte di un commerciante- mi delude, come quando chi si pronuncia a difesa della pena di morte, lo fa dicendo “vorrei vedere se facessero del male ai tuoi cari”-.
Per dar forza alle sue tesi descrive anche la psicologia del ladro, facendone un ritratto posticcio, arbitrario, come se qualcuno potesse nutrire simpatia nei loro confronti, o non capisse la portata della disperazione di chi subisce un torto, che è anche una profanazione violenta.
Troppo semplice, troppo facile, troppo pericoloso.
Lei cita inoltre il clima di esasperazione con cui ci troviamo tutti a convivere, percepito o concreto che sia, concausa con cui mi ritrovo d’accordo.
E spero che sia questo stesso clima ad averla spinta a scrivere queste parole, non certo compassionevoli e comprensive, come ci si aspetterebbe, o come almeno io mi aspetterei, da uno scrittore che scrive in un giornale. Uno che dovrebbe fornire uno sguardo, offrire una suggestione,  aiutare a tradurre le complessità che la moderna vita sociale ci riserva.

Cristiano Prakash Dorigo 

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