venerdì 18 maggio 2012

Cà Tron, equilibri e capri espiatori

Leggo dai giornali che ci sarebbe un'accusa nei confronti del collettivo di Cà Tron, di appartenere, o appoggiare, il movimento anarchico, in particolare quello FAI. Dall'articolo si evince che sarebbero in qualche misura legati a quell'area che teorizza l'uso della violenza terroristica. Volevo raccontare in breve la mia esperienza con il collettivo sopracitato che, per quanto poco io possa saperne, è ben lontano da pensare che le questioni importanti si possano risolvere gambizzando. Il gruppo che ho conosciuto io è un gruppo eterogeneo, accogliente, che aspira a diventare un ponte tra cultura diffusa e cultura ufficiale: ospita varie associazioni, studenti dello Iuav, ex studenti. Organizza eventi culturali- nel mio caso ho presentato il mio libro e proposto delle letture tratte dallo stesso-, magari anche di dichiarata aspirazione " barricadiera", come i no-tav, ma tutto, appunto, come sottolineato dagli stessi, alla luce del sole. E anzi, come dicevo, con lo scopo di diventare un gruppo capace di modificarsi, ampliarsi, confrontarsi. E questo in una città tradizionalmente aperta alla cultura altra, che forse però, rischia di diventare concessionaria di istanze altrettanto estreme, ma più consone e inquadrabili, e rappresentate politicamente. Non scrivo quello che scrivo con leggerezza, con spirito ingenuo, ma bensì con la consapevolezza di rischiare di urtare suscettibilità. E pur tuttavia credo che certe volte bisogna dire le parole che pungono, che ingombrano, che disturbano. Memori di quella bella favola in cui l'unico ad avere il coraggio dell'innocenza, a dire che il re era nudo, era un bambino. Non so se ho capito bene l'articolo, e non sono nemmeno così presuntuoso da pensare di conoscere la verità. Di certo, questo sì, sento di poter dire che la maggior parte del collettivo Cà Tron è composto da persone animate da buoni propositi. Affermazione che non si può certo applicare a chi pensa che il terrorismo sia una soluzione. Concludo dicendo che, come sappiamo tutti, in tempi difficili, in cui tutti siamo costretti a modificare le nostre esistenze, con il conseguente aumento di frustrazione e rabbia, ci sarebbe il bisogno di capire, di confrontarsi, di farsi compagnia, anziché trovare subitaneamente colpevoli, che forse non lo sono, giusto per scaricare quelle tensioni e frustrazioni verso persone e idee che sono anche discutibili, ma legittime e libere. Cristiano Prakash Dorigo

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