Roberto è serio, Antonella invece sta al gioco.
Siamo tutti strafatti.
Roberto tace.
Dopo un paio d'ore di birre e sigarettine, ci salutiamo.
Io e la mia dea di burro decidiamo per un'altra doccia.
Ci laviamo i denti e andiamo a letto nudi.
Sentiamo bussare.
Chi è, chiedo.
Antonella dice che è lei.
Le dico di entrare. È in mutande e canottiera.
Dice che Roberto è uscito. Che hanno avuto una discussione. Che ha preso un rasoio e si è tagliato il braccio, che farneticava urlando che non ce la fa più.
Le dico di non preoccuparsi, ci penso io.
Le dico di venire sotto le coperte che Paola le avrebbe fatto compagnia.
Mi vesto ed esco.
Prendo la macchina e vado in centro.
È notte fonda e Amsterdam è viva e morta insieme.
Parcheggio.
Al quartiere rosso ci sono le troie del turno della notte in vetrina.
Davanti ai locali i soliti neri e i soliti buttafuori.
Guardo dappertutto ma non lo trovo.
Entro in un bar con le puttane. Ordino una birra. Vado in bagno e tiro la polverina beige dello speed-ball.
Assorbo la botta come un esperto. Vomito un po'.
Torno al banco, pago la birra, lascio la mancia al barista e alla troia che mi si era avvicinata.
La fattura sale lenta.
L'ansia svanisce.
Giro ancora un po' ma niente.
Torno alla macchina.
Faccio mente locale ma non ricordo dove stia la barca di Mario.
Faccio un altro tiro.
Apro lo sportello e vomito ancora un po'.
Mi sale la fattura e, mi pare, un po' di memoria.
Giro per almeno venti minuti e poi vedo il parcheggio del pomeriggio.
Raggiungo il barcone, busso.
Mi risponde uno in olandese, poi in inglese.
Io dico: Mario, cerco Mario, i'm looking for Mario.
Arrivo, risponde una voce tranquilla.
Mario apre la porta, mi guarda interrogativo ma senza essere sorpreso.
Non apro bocca.
Lui dice, dai andiamo!
Da quanto è sparito?
Guardo l'ora, sarà un'ora e mezzo due.
Ok, dice lui, andiamo.
Mario è un veggente, è il mago di Amsterdam, penso.
Andiamo verso il rave, dice.
Gli passo la roba. Dopo, dice. Al porto ti presento due amici italiani che hanno tutto l'occorrente.
Gli chiedo se si trova ancora roba in piena notte.
Certo dice. Svolta a destra aggiunge.
Cinque minuti e arrivo.
Torna, dopo quattro.
Un quarto d'ora e siamo al porto, dice.
Durante il tragitto solo la sua voce a darmi indicazioni.
Arriviamo. L'area è vastissima e sembra abbandonata. Arriviamo davanti a un cancello. Scende, lo apre.
Raggiungiamo una roulotte.
Scendiamo. Bussa. Sono io, dice.
Si apre la porta. Dentro due punk che sembrano Sid e Nancy.
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