lunedì 28 gennaio 2013
Momentaneamente in pausa causa manutenzione del titolare
Momentaneamente in pausa causa manutenzione del titolare
Come spiega il titolo cui sopra, causa trasferimento, non sono in grado di postare alcunché.
Lascio però, per chiunque si trovi in zona nord est, i seguenti appuntamenti:
- 1 febbraio alle 21 teatro ai Frari Venezia
- 15 febbraio alle 21 cso Pedro Padova
- 23 febbraio alle 21 teatro Murata Mestre
Gli appuntamenti sono riferiti alle esibizioni dei "supermarket", che sono: Franco Belcastro ( elettronica), Umberto De Vicaris (chitarra), e me autore-lettore.
Da quest'anno ci proponiamo in una nuova versione, in cui la musica ha maggior spazio espressivo, fino alla fusione con testi e voce.
Questo nuovo ciclo conferma la propensione alla sperimentazione e alla commistione dei generi; sono previste collaborazioni, condivisioni, incontri con altre realtà espressive.
Cristiano Prakash Dorigo
domenica 20 gennaio 2013
terzo reich di Bolano
E anche questo l'ho letto.
La mia situazione personale non mi consente di dedicare
molto tempo alla lettura - sto traslocando, preparando le letture dei miei
testi a teatro-, ma non ne posso, né voglio, fare a meno. Ho spesso dedicato
attenzione a singoli autori, a seconda dei periodi della mia vita, passando
periodi di letture monografiche: Bolano è la mia ultima fissa.
Quando finisco un suo libro ho la sensazione di essere stato
in posti frequentati dall'umanità più improbabile, di averla accettata e di
essermi fatto accompagnare all'interno di storie al limite del cataclisma,
senza colpoferire; di aver compreso che l'imperfezione riguarda e investe
tutti, e non per questo, e anzi forse proprio per questo, tutti siamo biografie
viventi, siamo storie degne di essere raccontate, siamo importanti e al tempo
stesso insignificanti.
Non so perché amo questo autore. Non saprei descrivere i
suoi romanzi, che hanno finali senza fine, trame talvolta incompiute,
digressioni infinite, apparente casualità.
In questo romanzo- ormai Adelphi pubblica qualsiasi suo
scritto-, si racconta la storia di un ragazzo tedesco che va con la fidanzata
in vacanza in Spagna, nel posto dive andava coi genitori, fino a dieci anni
prima. Ha la passione per un gioco di guerra che si chiama “terzo reich”, che
descrive con dovizia di particolari, a cui dedica grande concentrazione
mentale. Scrive un diario delle vacanze in prima persona, fa una descrizione
delle persone che incontra, narra dettagliatamente i fatti, e intanto il libro
va, pagina dopo pagina, apaprentemente senza fatti eclatanti ( se non un
incidente?).
Se penso a tutti i libri moderni con trame simili a
sceneggiature, agli sconvolgimenti a sorpresa, ai ribaltamenti,
all’impossibilità di questi di uscire dal dualismo bena-male, comprendo la sua
universalità fuori dal tempo.
E anche in questo romanzo, scritto all’inizio della
carriera, come in molti altri suoi, serpeggia soterraneo il male, descrive un
mondo abitato da persone di ogni genere, mostrandocele così come sono, senza
sovrastrutture, abitate parimenti da vizi e talenti.
Sarà che il vissuto latinoamericano è onnipresente, il
campionario di mostri, di incubi, di ansia e accettazione, sono una costante
dei suoi scritti.
Questo non è certo il suo capolavoro, ma è l’ennesima
dimostrazione che certo autori, e probabilmente certa letteratura, più che
capita, va masticata, digerita, lasciata sedimentare, affinchè ci nutra.
E non m’importa di sapere perché amo questo
autore: forse per la condanna a frequentare se stessi, oppure per l’ossessione
per l’essere umano, magari per il piacere irrinunciabile della lettura: chissà.
martedì 15 gennaio 2013
ricominciamo da teatro
ricominciamo dal teatro ai frari
Quest'anno ci proponiamo in modo
diverso - come ogni anno, del resto, a pensarci bene-; non ci saranno solo brani estratti dal
libro, ma anche pezzi a sé stanti, accompagnati da musica, che ha sempre più
spazio e tempo, nel contesto delle performance.
Il primo appuntamento sarà
all'interno della rassegna collettiva "frari fuori": venerdì
1 febbraio, ore 21.
Questo sarà
il primo pezzo:
Da quando non ci sei
Tutto è come prima
Niente è più lo stesso
Mentre la vita gira
Nell'illusione di verità
Nell'apparenza solida
Io sono un testimone
Lascio passare il tempo
Mi illudo non mi manchi
Sono bravo a raccontarmela
Eppure a tratti cedo
Mi concedo alla tua assenza
Ho bisogno di scriverti
Ho bisogno di pensarti
Ho bisogno di lasciarti
andare
Ho bisogno di dimenticarti
Son diventato bravo sai
A sfiorare l'essenza,
A evitare l'ovvietà
Ad abitare i miei alibi
Ho ridotto tutto all'osso
Tagliati i miei bisogni
Mi nutro della certezza
Che basta poco ma non basta
mai
I conti con la realtà
Li rimando a domani
L'unica certezza adesso
È che non ci sei più
Ho bisogno di scriverti
Ho bisogno di pensarti
Ho bisogno di lasciarti
andare
Ho bisogno di dimenticarti
domenica 6 gennaio 2013
il tempo di scrivere
Ieri
sono andato a trovare con un’amica, una coppia di amici che ha da poco avuto un
figlio.
Siamo
arrivati al pomeriggio presto, ci siamo salutati, scambiati gli auguri,
conosciuto G, il bellissimo bambino di poco più di tre mesi.
Dopo
aver consegnati i “pensieri” per G, aver bevuto il tè, chiacchierato del più e
del meno di lavoro, politica, progetti futuri, ci siamo naturalmente divisi per
genere.
Con
l’amico M, scrittore romano trasferitosi a Venezia da anni, abbiamo
naturalmente parlato di libri. Mi ha parlato delle sue recenti letture, io
delle mie, e poi abbiamo affrontato la nota dolente delle scritture. Scrivo
nota dolente perché la scrittura è, a qualsiasi livello, un incontro col
proprio limite, la propria ambizione, il talento, la paura, la speranza, la
verità e la realtà.
Momento
di transizione per entrambi, con progetti fermi per forza maggiore, e forse
anche per una tenacia non abbastanza forte, si concordava sulla difficoltà di
trovare energie sufficienti a reggere la sfida con le parole, dovendo al
contempo occuparsi della quotidianità spicciola. Non è quasi mai una questione
di tempo, e quasi sempre della qualità di questo. Quando il poco tempo che ti
rimane, è tempo di recupero delle energie, e non di energia creativa, sono
dolori.
Dopo
i saluti, con la sensazione di essersi fatti del bene, sono andato verso la
stazione assieme a M. Abbiamo entrambi un impegno di lettura a breve termine:
lui il 30 gennaio, io l’1 febbraio, sullo stesso palco, per la medesima
rassegna: “frari fuori”. Per anni abbiamo lavorato insieme, dividendoci il
palco, poi per questioni che hanno a che fare con la casualità, i limiti della
convivenza artistica, frizioni più o meno serie, ci siamo separati, e ognuno ha
fatto il suo percorso.
Mentre
ci salutavamo davanti ai gradini della stazione, ci siamo detti che in futuro
avremmo potuto fare qualcosa insieme, come un tempo. Gli ho dato piena
disponibilità: dovesse essercene occasione, sono certo che sarebbe bello.
In
treno ripensavo a quello che ci eravamo detti, ma soprattutto alla sensazione
che mi aveva lasciato l’incontro. In particolar modo, al mio rapporto con la
scrittura, dopo l’ultimo libro. Si tratta di un recupero di testi già scritti,
di aggiustamenti funzionali alle letture con F e U, a testi brevi per il blog,
e poco altro.
Stamattina
mi sono svegliato con l’eco di quei pensieri. Ho fatto colazione, mi sono
lavato, portato fuori cagnone e mi sono seduto davanti al romanzo rimasto in
sospeso da tempo.
Nonostante
gli scatoloni, il poco spazio rimastomi sulla scrivania in cui in questi anni
ho scritto, con l’idea che tra pochissimo tempo dovrò trovare un nuovo modo, in
una nuova casa, nuovi spazi, nuovi ritmi, ho deciso di affrontarlo di petto.
Oggi
ho scritto come non facevo da anni: almeno cinque ore. Ne è venuto fuori uno
stravolgimento completo della trama, pur mantenendo molte delle pagine già
scritte.
Sono
distrutto, non mi ricordavo costasse tanta fatica. E sono però, al contempo,
contento. Adesso ho deciso cosa devo fare: non so quanto tempo ci metterò, come
continuerà, dove andrò a finire, ma ho in testa una linea da seguire.
Sono
le 17, sono sfinito. Vado a bermi una tisana, non senza sottolineare però, che
oltre al romanzo, ho scritto un nuovo post per il blog.
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