domenica 2 giugno 2013

Marco Mancassola "gli amici del deserto"

Eccoci, domenica 2 giugno, 9.30.
Ho appena chiuso il libro di Marco Mancassola "Gli amici del deserto".
Mancassola è uno di quegli scrittori che seguo volentieri, che mi piace come artista e come persona, benché l'abbia a malapena incrociato un paio di volte. Ci sono attrazioni che non hanno bisogno di vicinanza corporea, di allenamento, e che però sono esatte, pertinenti. In questi anni ho incontrato e letto molti scrittori e artisti che mi piacciono, ma che non desidererei conoscere di persona, di cui mi basta quello che le loro opere esprimono. Altri invece, con cui mi piacerebbe sedermi ad un tavolino all'aperto, in una bella giornata di primavera, e chiacchierare, confrontarmi, scambiare quello che siamo.
Mancassola appartiene a costoro.
Ho letto tutti i suoi libri e ho avvertito una crescita, di libro in libro; una crescita come scrittore e come persona che esperisce, che osserva la propria vita e quella degli altri, e la trasforma in parole intellegibili, chiare.
Eppure non posso nascondere una leggera delusione, una piccola mancanza, come se mi avesse promesso di persona che prima o poi avrebbe scritto il suo libro definitivo; che però non è questo: sarà forse il prossimo.
In questo ultimo romanzo ci sono pagine che mi hanno molto toccato; altre in cui ho percepito con chiarezza il mestiere. Momenti in cui ho sentito scorrere la verità, ad altri in cui c'era il lavoro di ricamo tra un periodo brillante e l'altro.
Forse sarà il suo prossimo libro a lasciarmi senza fiato; forse ne parleremo in una di queste primavere, seduti in Campo Santa Margherita a Venezia, bevendo un caffè, raccontandoci quello che abbiamo capito, e quello che ci manca, in questa vita, in modo da renderla qualcosa di cui si può scrivere, in modo momentaneamente definitivo.


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