domenica 12 maggio 2013

Scrittura mandala


Capita di chiedersi cosa sia "scrivere".
Non capita, o comunque con meno frequenza, cosa sia leggere.
Ieri ho pranzato con alcune amiche, e una di queste che sta leggendo Proust, ha detto che leggere " la ricerca.." le sta insegnando molto di più di quanto non abbia imparato all'università - psicologia-.
Aggiungevo, ironico ma non troppo, rivolto in particolare a me stesso, ma anche ai più, che in effetti, dopo aver letto alcuni libri, si potrebbe smettere di scrivere.

A tal proposito, mi viene in mente un tipo che staziona sempre nel tratto che va dalla fermata del vaporetto di Rialto, direzione verso Cà Farsetti, appena prima del ponte: sta là tutti i giorni, seduto a terra, tutto il giorno. Ha i capelli alla mohicana, le braghe tenute strette con uno spago che gli attorciglia polpacci e caviglie, lo zaino accanto, lo sguardo perduto e lucido al tempo stesso.
La sua attività consiste nello scrivere sul masegno- le pietre che pavimentano le strade veneziane-, con un dito, un rametto, o altro non meglio identificato: se lo si osserva, si nota come questo lo impegni molto; pare assecondare i suoi pensieri in un eterno soliloquio. Scrive, cancella, riscrive: procede senza sosta, tutte le volte che passo da quelle parti. Non fa finta, anzi: è serio, impegnato, instancabile.
Conosce bene la fatica dello scrivere, la solitudine, la beatitudine, l'insoddisfazione, le trappole dell'ego, la profondità che si deve raggiungere.

Mi piace pensare che sappia che è appunto più importante leggere che scrivere, e che così come si fa coi mandala, una volta raggiunto la fine dell'opera, la si può cancellare, e ricominciarne un'altra.
Tenere presente la caducità "delle cose" della vita, la loro impermanenza.

Ecco, per concludere, mi verrebbe da scrivere che leggere, aiuta a distinguere ciò che è eterno da ciò che non lo è, e che scrivere è un esercizio umano e comprensibile, non sempre all'altezza del compito- una sorta di passaggio di consegne: io so e penso questo, e te lo racconto-, e che il principio del mandala andrebbe comunque insegnato a tutti gli scrittori.

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