domenica 19 maggio 2013

cara Marina Berlusconi

Cara Marina Berlusconi, leggendo l’invettiva contro Augias, devo ammettere che, in parte, sono d’accordo con lei: nessuno può dire ad una figlia come deve comportarsi, o se debba avere o meno stima nei confronti del proprio padre.
La sua lettera poi prosegue con gli stessi toni: arrabbiati, diretti, senza sconti.
Insomma, credo di capirla.
E tuttavia, non sono d’accordo con la sua logica.
Se da un lato è vero che un conto è la responsabilità morale e politica, e che questa non coincide gioco forza con la responsabilità giuridica, ovvero: uno può fare quello che vuole, anche avere atteggiamenti esecrabili, ma non per questo è colpevole di fronte alla legge.
Cara Marina, non vorrà mica farci credere di essere così ingenua, così sprovveduta da non sapere che suo padre mantiene con uno stipendio di molto superiore alla media degli stipendi di molti dipendenti pubblici e non, per misericordia?
O che le sue cene piene di ragazzotte svestite, accondiscendenti, pagate fior di quattrini, sono, in un momento dove molti non arrivano a fine mese, affar suo, pur se riveste una carica politica di grande responsabilità e visibilità a livello internazionale?
O che essere accusati dalla propria moglie, pubblicamente, di essere una persona malata, dopo l’accusa di aver avuto rapporti poco limpidi con una minorenne, sia atteggiamento di cui dovremmo tutti pensare che si tratta della solita persecuzione mediatica, dal momento che lei e suo padre, avete un enorme potere in questo senso?
O che davvero pensa che chi non è suo figlio, non rabbrividisca all’idea che la propria figlia potrebbe un giorno incontrare uno come Lele Mora- quello con Mussolini sul telefono, che coltivava ragazzotti muscolosi e ragazzine con le gambe lunghe-, e considerarla una fortuna, anzichenò?
O che molti si indebitano, o si sacrificano, per far studiare i propri figli, che magari andranno a fare lavori precari, e che non guadagneranno mai come le ragazze stipendiate da suo padre, e che questo sia giusto?
Insomma, Marina, lei ha ragione quando scrive quello che scrive ad Augias, rispetto al rispetto di cui ha mancato nei suoi confronti, in qualità di figlia.
Ma non riesco ad attribuirgliene altre, in funzione a quello che ho poi elencato.
Non so cosa ne scriverà la storia: spero solo che non la scriveranno i molti altri vostri stipendiati, anti moralisti e garantisti, in particolar modo col proprio datore di lavoro.
Vorrei precisare che anch’io lo sono, anti moralista e garantista, e arrivo persino a concordare che molti magistrati o giudici che fan politica, avrebbero dovuto continuare con la loro carriera; e tuttavia, non riesco a immaginare che una tale attenzione sia dovuta a odio o antipatia; tendo piuttosto a pensare che tale pervicacia sia dovuta a fatti concreti.
Concludo scrivendo un’ultima breve nota: sono uno scrittore veneziano che non pubblicherà mai con le maggiori case editrici italiane, indipendentemente dal mio valore letterario.
Per ragioni che nessuno fatica a immaginare.

Cordiali saluti,
Cristiano Prakash Dorigo

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