venerdì 29 marzo 2013

Aldrovandi e cosip: ragioni e torti

Non conosco le ragioni che hanno spinto i poliziotti del cosip a manifestare sotto le finestre della madre di Aldrovandi- ragazzo morto a Ferrara a causa delle botte prese da quattro poliziotti-, ma conosco i loro torti.
Forse sperano così di dimostrare la loro frustrazione di persone che, a causa del loro lavoro, rischiano in modo diretto la vita; mettono in conto che c’è anche la vita degli altri in ballo, ma che la propria difesa, a volte, può costare un sacrificio; e se un balordo ti si avvicina, rendilo inoffensivo, e poi casomai, verifica e discuti. Adottano così facendo, una logica che manifesta la barbarie, che sottintende la pratica della supremazia di un ruolo sociale- quello di tutore dell’ordine costituito-, sulla vita altrui. Un linguaggio che in guerra usa parole come “danno collaterale”, quando si evidenziano vittime civili.
Dico forse, non ne sono certo. Penso che sia così, perché non vedo altre spiegazioni plausibili. Praticano la colleganza, evidenziano i disagi di chi fa quel mestiere che, a seconda delle convenienze, viene santificato, oppure demonizzato.
Le mie sono congetture, fantasmi che mi tormentano, pensieri che insistono pervicacemente. Cosa può essere, se no? 

Senza fare troppa retorica, senza ribadire quello che già in tanti hanno detto, scritto e appunto ripetuto, la signora Moretti ha dimostrato un coraggio e un’intelligenza fuori dall’ordinario.
Il rischio di trasformare un fatto di cronaca amaro e stonato, in un’apologia dell’amore di una “mamma” che antepone, alla volgarità dei manifestanti, la foto del proprio figlio ammazzato, è quasi inevitabile.
In un paese mammone, tutti tremano nel vedere quell’immagine, immaginando quel dolore bestiale; quello di una madre che si sveglia la mattina e scopre che un’ingiustizia senza ragioni, piena di soli torti, si è abbattuta sulla sua vita, con un peso insostenibile, per sempre.

Non volevo scriverne: se ne è scritto così tanto, a che cosa serve un altro che dice la sua?
Non lo so. So solo che dovevo, che ne avevo bisogno.
So solo che raramente, come in questo caso, non ho alcun dubbio su dove siano le ragioni, e dove i torti.
E che vorrei abbracciare la signora Moretti e suo marito.

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