mercoledì 13 giugno 2012

Esami di terza ed educazione da manuale

Primo giorno d'esami di mia figlia, prova di italiano. Quattro ore di tempo per scrivere il tema. Tra poco torna a casa e mi racconterà; per l'occasione ho preso ferie, vorrei starle vicino, ma non troppo. C'è un'immagine molto efficace di quello che dovrebbe essere il ruolo del genitore, durante la pre e l'adolescenza: essere presenti, pronti, disponibili, ad accogliere, ma anche a lasciar andare. In questo periodo preparatorio, calma, scoramento, ansia, felicità, aspettative, illusioni, paura, si sono mischiate in modo convulsivo, smascherando parimenti debolezze e forza. Se penso a me in relazione a mia figlia, vorrei più di ogni altra cosa diventare un genitore che le consenta di essere quello che è, che l'aiuti a orientarsi, che si sottragga quando gli viene fatto capire che è meglio stare in disparte. Ma questa è una figura retorica, da manuale di psicologia, da esame di pedagogia. La realtà è altro: è attrito, incapacità di trattenersi, è troppo amore che fa diventare ridicoli, è desiderio che sia felice, è apprensione; in realtà, è tutto ciò sì, ma in maniera mitigata, in modo non troppo invasivo, è educazione di manica larga, è dialogo fecondo e insulso, è visita a musei e mostre, è consigli di lettura, è discorsi schietti. Insomma, io mi diverto molto e mi piace stare con lei, pur essendo tendenzialmente un solitario. Il discorso sulla scuola sarebbe troppo lungo e lo tralascio. Ora è pomeriggio e concludo, non prima di aver fatto un esempio su quanto, comunque sia, mia figlia è, suo e mio malgrado, irrimediabilmente figlia di suo padre. Tornata a casa mi ha raccontato delle tracce: ce n'erano tre e lei ha scelto quella del diario. Mi diceva che una sua cara amica, molto brava per altro, abbia scelto la traccia che sapeva essere la preferita dell'insegnante, per non essere penalizzata nel voto. Lei invece, benché lo sapesse, ha scelto quello che le andava. In questo, mi fa da specchio. Cristiano Prakash Dorigo

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