venerdì 15 giugno 2012

Calcio, froci, distacco

Il mio rapporto col calcio è molto semplice: m'importa ma sega. Detto questo, quanto segue può suggerire la superflua ingerenza, o quasi lo snobismo di chi predica in quanto non coinvolto. Forse è così, forse. Forse invece, per osservare le questioni della vita, occorre un po' di distacco. Quando l'Italia vince, provo una piccola felicità passeggera; quando perde, un leggero dolorino estemporaneo: in entrambi i casi, dura meno di un'eiaculazione precoce. Pensavo all'ultimo episodio con Cassano. Si fa la domanda sbagliata ma in realtà giusta, all'uomo sbagliato ma in realtà giusto; ebbene, tutti sappiamo già il risultato in anticipo, ma ci divertiamo, ci indigniamo per finta, ci riempiamo la bocca per interposta persona di parole come frocio, ci immaginiamo che un culattone approfitti della caduta del sapone di Cassano, e via con immagini di questo tipo che ci fanno sorridere e dimenticare, per un momento, che stiamo di merda, che stiamo fallendo, che siamo dei cavernicoli evoluti grazie al sapone e al deodorante. E non riesco a dimenticare che Cassano o Buffon o chi per essi, guadagnano come decine e decine di lavoratori, non sanno niente della vita, non giovano a nessuno, se non a quel sistema che ci vorrebbe soddisfatti e mansueti per un goal. Ma io sono pesante, non mi abbandono mai alla risata, che è terapeutica, che fa bene, che rilascia endorfine. No, io rido. Ma non di queste cazzate. E non sono indignato, ma appena un poco al di fuori della logica comune. E non mi sento solo, anzi. Cristiano Prakash Dorigo

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