domenica 17 giugno 2012
Cosmic residence
Non sono uno che rimpiange il tempo perduto: fatalista o meno, quello che sono mi piace, ed è frutto, anche, di tutto quello che non mi è piaciuto: e in questo caso, mi si dia fiducia, si abbonda.
Questa premessa per dire che oggi, tra le notizie che mi hanno colpito- mi si risparmi per una volta la crisi, la Siria, l'europeo, il merdoso resto di infamie quotidiane-, l'abbattimento dello stabile che ospitava il cosmic, mitico santuario pagano della mia gioventù un po' bruciata ma anche molto vissuta. A dire il vero ci sono stato poche volte in pellegrinaggio con gli amici di allora: tardo capelloni come me, prima di approdare ai capelli corti del punk,dark, post punk e categorie giovanili varie. La notizia mi coglie di sorpresa, anche perché non sapevo fosse ancora in piedi.
Mi sono perciò concesso un po' di ricordi, di nostalgia, di ripensamenti. Ricordo le citroen, i balli di quella che per noi era musica afro cubana, delle acrobazie degli ultraterreni BD e TBC, della tenerezza di tribù di senza dimora generazionale: i primi anni 80 erano tra la fine e l'inizio di due mondi totalmente separati: dalla rivolta e rivoluzione mancati, a quello che venne poi ribattezzato come il decennio dell'edonismo. Noi eravamo smarriti come solo gli adolescenti possono essere, incapaci di tradurre, capire, leggere il nostro tempo, manifestando perciò solo sintomi. Quanto è dura vivere pienamente l'età in cui la costruzione del futuro è aperta a qualsiasi possibilità, e quindi se ne ha paura, e ci si gioca male la propria vitale intelligenza, e si inseguono spesso i sogni sbagliati.
I sogni sono quasi sempre sbagliati, sono gli scarti che non vogliamo o non possiamo gestire razionalmente, e ce li giochiamo in solitudine, di notte, vestiti da eventi incomprensibili. Ma i sogni ad occhi aperti degli adolescenti sono un'altra cosa: sono il mondo che vorremmo e non c'è, sono i desideri irrealizzabili. Il cosmic era un sogno concreto, il villaggio di una tribù che non sapeva altro che ballare, sudare, sperare di continuare per sempre una notte dai ritmi afrocubani e dai suoni drogati da equalizzatori geniali.
Abbattono la mistica sede del cosmic per farne un residence. Ecco, suggerirei al me adolescente di allora: è questa la realtà.
Cristiano prakash dorigo
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