mercoledì 13 novembre 2013

grandi navi a Venezia

Poche considerazioni sulla questione grandi navi.
Ho l’impressione in questi giorni di assistere ad un braccio di ferro tra chi ha tirato un sospiro di sollievo per la loro progressiva sparizione dal bacino di San Marco, e coloro che sostengono che questo porterà a un impoverimento di ordine economico.
Personalmente sono contrario al passaggio delle navi, ma questo non mi impedisce di riconoscere le ragioni di chi non la pensa come me.
Credo però che non andrebbe dimenticata la questione di fondo: la  precisa responsabilità di una classe politica che ha al solito giocato sporco.
Provo quasi vergogna a scrivere così, per quanto è banale e ripetitivo ma purtroppo non posso fare altrimenti. Devo ricordare che non possiamo dimenticare il dramma collettivo vissuto col cvm; non possiamo in nome del lavoro scordarci che se di lavoro si muore, allora non ne vale la pena; non possiamo non avere a mente che la salute è qualcosa di più complesso di una semplice, apparente assenza  di malattia.
Mi è insopportabile l’idea dei danni che potrebbe creare un pur anche banale incidente di una nave di quelle dimensioni. E onestamente non ne posso più di sentir dire che la gente paga per vedere il panorama di Venezia ad altezza grattacielo. Sono tutte scuse, tutti pretesti per giustificare la debolezza di una pianificazione strategica a monte.
Quando si concepisce un’opera di queste dimensioni, bisognerebbe pensare a tutto, e in primo luogo alla salute, all’impatto che avrà, alle possibili conseguenze. Ma purtroppo non è così. Come insegna di recente il Mose, l’unico interesse è l’interesse economico.
E come sempre accade, si riversa tutta la responsabilità a chi dice “no, non ci sto!”.
La questione del porto turistico, va pensata a monte. Non sono i manifestanti ad avere la responsabilità di possibili perdite economiche, dei licenziamenti: no!
Sono di coloro che amministrano! Ma perché non lo capiamo, perché non chiediamo loro di rimediare, e nel caso di pagare in prima persona?
Perché accettiamo di fare i soldatini di una guerra tra poveri?
Perché accettiamo di non avere risposte a questi perché?

Cristiano Prakash Dorigo
Venezia

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