Ieri
sono stato in una libreria della provincia di Venezia, per chiedere con che
modalità organizzano le presentazioni dei libri.
Perché
ne scrivo? Perché secondo me è non tutti sanno come funziona, e magari gli
interessa; perché a me piace leggere i retroscena, e oltre a piacermi, potrebbe
anche essere utile in futuro.
Eccone
il resoconto.
Entro
nella libreria di tre piani. Al piano terra ci sono i libri novità a larga
diffusione e materiale scolastico; mi avvicino alla cassa e la cassiera, alla
mia domanda “posso parlare con qualcuno che si occupa delle presentazioni dei
libri?”, mi risponde di andare al primo piano e chiedere alla sua collega Ics.
Scale
mobili, primo piano, dove si tengono le letture e dove ci sono libri a larga
diffusione suddivisi per editore.
La
giovane ragazza, Ics, addetta all’organizzazione degli eventi, mi accoglie con
grande cortesia. Mi presento, raccontandole del mio ultimo libro, di come abbia
deciso di essere io stesso a presentarlo, di come non sia propriamente un
esordiente, benché sì, sconosciuto lo sono, nonostante questo sia il quinto
libro, e in progress, su cui compaio: in tre ho compartecipato a una raccolta
di racconti, il precedente l’ho scritto con l’amico Marco, questo porta solo la
mia firma. Ma certo, il mio non è un nome che solletica ammirazione, che può
ambire a premi o a critiche sulle rubriche che contano, non ho amici
nell’ambiente, al massimo qualche conoscenza alla quale mai chiederei di
favorirmi.
Questo
la rende un po’ nervosa: si contorce un po’ le mani, oscilla sui due piedi,
sorride un po’ più del necessario; prende il respiro e mi elenca le condizioni
che la libreria impone agli autori che non decide lei di proporre, a cui dedica
le foto cartonate ad altezza naturale che a volte compaiono accanto alle pile
di libri giù al primo piano ( tipo Parodi, Corona, Volo, Faletti, Gramellini,
forse Brosio, forse Ammaniti, a Dio piacendo Eco, ecc.).
Le
condizioni:
“facciamo
le presentazioni qui al primo piano, si spostano un po’ le isole semovibili al
centro, lì c’è il tavolo dove si mette l’autore e il presentatore; noi non
facciamo pagare l’affitto per la sala, ma ci sono delle condizioni che ora le
elenco ( forse è in imbarazzo anche per la differenza d’età, e dare
dell’esordiente a un quarantenne è come dirgli che il suo ego ha ambizioni
fuori tempo massimo): innanzitutto il periodo- e mi elenca i periodi dedicati
agli autori off-; il nervosismo aumenta, come le schiarite di voce: ora deve
dire il resto delle condizioni. Dunque: l’autore non paga l’affitto della
stanza, ma la libreria si tiene il 30%- il
trentapercentodettotuttoattaccatoconuntonodivocepiùbasso- dell’incasso sui
libri venduti alla presentazione; che l’autore dovrebbe assicurare almeno una
ventina di invitati- i parenti e gli amici probabilmente, vista la scarsità
delle vendite del suo libro da esordiente-; non so se lei ha mai visto la nostra libreria al completo,
ma al terzo piano ci sarebbe il bar: e, insomma, l’autore, alla fine della
presentazione, dovrebbe, sì insomma, è uso fare una bicchierata, dovrebbe
pagare, lui stesso, il buffet”.
Siamo
entrambi in imbarazzo. Le chiedo a quanto ammonta il prezzo del buffet, tanto
per dire. Mi risponde che dovrei andare a chiedere alla sua collega che
gestisce il terzo piano dove c’è il bar, ma che a occhio e croce dovrebbe
essere sui cinque euro a persona.
Fa
caldo, davvero molto caldo. Le mani sudano, le voci sudano, il morale suda.
Diciamo
che la sensazione che mi pervade è quella del bisogno di uscire, e che sarebbe
meglio, e avventuroso come un libro di avventura, se ci fosse una botola che
conduce direttamente fuori, all’aria aperta, dove il venticello d’aprile soffia
leggero, con ancora una parte di eredità invernale.
La
saluto, mani sudate si stringono.
Al
piano terra, in prossimità del bancone dietro a cui c’è la collega, rallento,
la guardo mentre batte uno scontrino a una che compra testi scolastici,
guadagno l’uscita, finalmente respiro.
Penso
che tutto sommato questa era una libreria indipendente, e che anche loro devono
campare, ci mancherebbe. Penso che saranno assillati da proposte di autori che
si pagano i propri libri, che una libreria magari deve pagare gli straordinari
e quindi non ci sta dentro.
Penso
che:
prezzo
di copertina 14 - 4,2 ( 30%) - 5 ( a testa, per ospite obbligatorio, al bar)=
4,8 a testo che rimangono
all’editore, sempre che venda una copia per ospite ( …), sempre che valga la
pena fare presentazioni in librerie di provincia.
Penso
ad alcuni librari, belle persone con cui è bello ciaccolare di libri.
E
capisco perché chiudono.
E
mi chiedo come verrei in una foto di cartone ad altezza naturale.
Cristiano
Prakash Dorigo
"penso ad alcuni librai", of course...
RispondiElimina