e l'anonima rispondeva, continuando il gioco di specchi.
Anonima 2 la risposta
La
pioggia bagna finanche l’umore, umido come d’autunno.
Il
paesaggio s’ingrigisce, testimone della propria peculiarità stagionale. Non fa
nient’altro che rappresentare se stesso.
E
come si sta, dentro casa quando fuori piove?
Ma
come piove bene sugli impermeabili.
Questa
la cornice, che non mancherà d’accompagnare queste mie parole. Giusto per dire
che, dovesse prevalere una certa flessione triste, si dia colpa al tempo.
Mi
rendo conto che continuo a proporre premesse su premesse, in quanto preda
dell’imbarazzo. Mi sento inglese in questo rispecchiarmi col tempo, con la
volatilità di pensieri decontestualizzati dalla loro storia.
Sì,
sono io, l’anonima che ti ha spedito quella lettera per sbaglio.
È
lecito provare imbarazzo di fronte a qualcuno che non conosci?
Non
lo so se lo sia; per me, però, è
così. Rappresenta, seppur parzialmente, una realtà con cui fare i conti: io
almeno, devo.
Ho
scoperto tra l’altro che hai messo in rete la mia e la tua risposta.
Non
so bene qual’era il tuo intento. Ho come avuto l’impressione che t’inorgoglisse
il fatto di portare in pubblico una questione privata: in nome della purezza e
della trasparenza.
Non
che abbia grandi recriminazioni da fare; anzi, mi ha fatto piacere leggere tra
i commenti una certa comprensione; solidarietà femminile, forse.
Però,
e non vorrei sembrasse un rimprovero, io avrei chiesto se c’era l’accordo
dall’altra parte.
La
spinta a riscriverti – e ti concedo fin d’ora il permesso di pubblicare, se
serve a qualcosa – è tutta
all’interno di una curiosità un po’ perversa, in un certo senso: fino a
dove arriveremo, fino a quanto sapremo spingerci, io in particolare,
incoraggiata dall’anonimato.
Ha
una forma di erotismo– tutto femminile, non spaccarti il cervello a capire, non
ti servirebbe comunque– quest’esibizione pubblica, nascosta dietro uno
pseudonimo.
È
come proporsi soltanto attraverso le parole e le emozioni che ne conseguono. Ed
è tutto il contrario, ma al tempo stesso lo stesso, di esibire il proprio corpo
sottacendo quello che passa dentro.
Una
forma di esibizione al contrario, e i contrasti sono il pane dell’eccitazione.
E
non solo di questa.
Passiamo
tutta la vita cercando di armonizzare le nostre contraddizioni, i paradossi, le
pulsioni vergognose e irrazionali, a tal punto da esserci perfino convinti
d’essere scissi, divisi, formati da più componenti a sé stanti.
Penso
a come ci si esibisce ogni giorno, indossando identità diverse ogni qualvolta
interagiamo con qualcuno.
E
con noi stessi per primi.
Spesso
però non sappiamo accogliere nemmeno i nostri pensieri, le tentazioni,
fantasie, desideri.
E
altrettanto spesso pensiamo e agiamo in un certo senso, salvo poi dire il
contrario.
E
non sto dicendo che tutti dovremmo dire tutto quello che ci passa per la testa
e spiattellarlo a chiunque.
No,
non potrei dire questo perché non sono scema, né ingenua, né disperatamente
depressa.
Sto
passando un periodo neanche tanto male da un punto di vista personale, tra
l’altro.
Solo
che se guardo soltanto in superficie, in velocità, tutto è ok.
Ma
se mi fermo, vedo, capisco; allora non posso esimermi dal dire, sprezzante e
cattiva, che la realtà in cui viviamo è peggio di un incubo: è una finzione
assurta a realtà, una bugia che somiglia ad una verità comoda.
E
sta avvenendo lentamente; si scivola impercettibilmente dentro un’illusione,
con idiomi e codici ed estetiche inventate.
Forse
scrivere queste cose“ lede la mia immagine”. Ma io, almeno qui, ho una non
immagine, e posso denudarmi, e correre rischi, potendomelo tranquillamente
permettere, poiché lontani dalla mia persona: qui sono solo un’anonima
qualunque, un’entità webbica benché concreta.
E
proprio da questo status in cui convivono la massima copertura e il suo
contrario, mi sento libera di scrivere, proporre, e lasciare a te la decisione
se fare, di questo atipico rapporto senza chiare definizioni d’identità, una
sorta di sequel da blog.
Per
concludere questa mia nuova, ti dico che la tua risposta, che risposta non era,
non almeno in termini canonici, l’ho gradita; seppur poco centrata, mi hanno
colpita certe possibili affinità tutte ancora da scoprire e verificare.
Insomma,
a livello istintuale, ho gradito e mi “sono sentita in compagnia”
Anonima
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